14 AGO 2019

Superare le passioni tristi degli adolescenti di oggi

In un libro edito da Feltrinelli, il filosofo e psicanalista argentino Miguel Benasayag propone un diverso approccio al disagio giovanile


Riportiamo qui una intervista di Serena Vaglietti (già pubblicata su L’Eco di Bergamo) al filosofo e psicanalista argentino Miguel Benasayag che di recente è venuto a Bergamo per presentare il suo ultimo libro “Oltre le passioni tristi: Dalla solitudine contemporanea alla creazione condivisa” in cui propone un diverso approccio al disagio emotivo degli adolescenti di oggi.

 

Di Serena Vaglietti

Otto ragazzi su dieci tra i 14 e i 18 anni hanno sperimentato forme più o meno gravi di disagio emotivo secondo i dati della Società Italiana di Pediatria, un dato che rivela un senso di malessere diffuso davanti a un futuro che non rappresenta più una promessa, ma una minaccia da cui difendersi e che genera un senso di incertezza profonda, più che una volontà di gioiosa apertura verso il domani. «Resta tuttavia una certezza, e non da poco: che questa tristezza si può superare. Siamo convinti che il pessimismo diffuso oggi sia esagerato almeno quanto l’ottimismo di ieri, e che la configurazione del futuro dipende in buona parte da ciò che sapremo fare nel presente». Parole del filosofo e psicanalista argentino Miguel Benasayag e del collega Gérard Schmit, docente di Psichiatria infantile e dell’adolescenza presso la facoltà di Medicina di Reims, che nel loro libro L’epoca delle passioni tristi (Feltrinelli), sostengono la necessità di un diverso approccio al disagio giovanile: un percorso che passa dalla trasformazione delle passioni tristi in passioni gioiose, dal senso della minaccia a quello della possibilità, dall’esercizio della creatività nella progettazione della propria vita, riscoprendo la propria molteplicità e valorizzando i legami non come catene, ma come fondamento di ciò che si è.

 

Dalle passioni tristi a quelle gioiose

Miguel Benasayag, che a Parigi si dedica alla ricerca sulle problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza, spiega l’importanza di riconoscere le passioni tristi nei propri figli:«li vediamo intrappolati nell’impotenza, paralizzati. Le passioni gioiose invece sanno rivelare la loro potenza nell’agire, non nel vivere nella paura e nel risentimento. È importante prestare attenzione quando li sentiamo dire: “Perché sono nato in questa famiglia? Perché sempre a me?”. O quando per loro il futuro diventa fonte di forte ansia e preoccupazione eccessiva, se non un’assenza di possibilità e prospettive». Davanti a questo sconforto è importante «aiutare i ragazzi a riconoscere cosa li può far stare bene, quali risorse hanno già in sé e possono mettere in campo riscoprendosi capaci di essere felici».

 

Contenere le proprie paure

«Avere timori per i propri figli è normale e segno di una genitorialità attenta, ma è importante che madri e padri sappiano anche imparare a gestire le loro paure, perché queste non si riversino di loro – continua Benasayag – Non è semplice farlo, ma un genitore dovrebbe riuscire a stare un passettino indietro, per lasciare al figlio la possibilità di sperimentare anche il senso del rischio. Il terrore del futuro limita noi adulti, forse a volte dovremmo fermarci anche a pensare a quanto però questo possa limitare i nostri figli nell’imparare la vita, impedendogli di strutturarsi».

 

Trasformare catene in legami che liberano

“I legami non sono limiti dell’io, ma ciò che conferisce potenza alla mia libertà e al mio essere”, scrive Benasayag, convinto dell’importanza di «trasmettere ai figli la consapevolezza che i legami non rappresentano delle catene, ma sono alla base della loro storia, del loro anche se in alcuni casi le vicende personali sono molto dure e non è semplice accettarle, ma sono composti anche da quelle, un punto di partenza da cui poi muoversi».

 

Riscoprire insieme la molteplicità

«Ascoltare la sofferenza dell’adolescente anche se non è facile è il primo passo per accoglierla e per far sentire accolto anche il proprio figlio – continua il filosofo argentino – Il passo seguente è accompagnarlo alla riscoperta dei propri talenti, vedendosi come persona “molteplice”, con diverse risorse e possa guardare alle proprie fragilità, ricostruire i propri legami e dar voce alle proprie capacità, sviluppandole anche grazie alla scuola, andando oltre l’associazione voto e valore di sé, aspetto che genera nel ragazzo pressioni anche molto forti».

 

Lasciare ai figli il tempo della creatività

Può sembrare un gioco di parole, ma è fondamentale lasciare all’adolescente il tempo di prendersi il suo tempo per sperimentarsi: «un adulto è già strutturato e a fronte dell’imperativo di funzionare bene, deve essere capace di resistere – spiega Benasayag – A questo poi per un adolescente si aggiunge la pressione di un futuro minaccioso, per cui deve essere attrezzato e performante. Un futuro in cui non essere solo una “risorsa umana” costituita da nozioni utili, cose importanti certo, ma che devono coesistere con l’empatia, lo spazio per le relazioni e un approccio creativo alla progettualità di vita».


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